breve storia del tiro a segno

Pubblicato il 22 Gen 2011


breve storia del tiro a segno

"La forca è la forza dell'oppressore. La carabina quella degli uomini liberi.." Giuseppe Garibaldi, 1860. Tirare per colpire qualcosa è una una pratica così radicata nell'uomo da potersi considerare insita nel suo DNA. Si può dire che il tiro a segno sia nato con l'uomo dando ad esso la possibilità di difendersi o di procacciarsi il cibo cacciando animali. Ovviamente con il passar del tempo sono cambiati gli strumenti di caccia e di guerra tant'è che ora molti di quelle che erano armi diffusissime come archi , giavellotti spade ed altro orav le troviamo esposte nei musei. Hanno terminato la funzione per cui furono inventati ma, come d'incanto vivono una nuova giovinezza nell'odierno ambito sportivo, nella quale ne vengono codificati e regolamentati in chiave sportiva appunto. Esempi dell'arte di colpire con lance freccie e giavellotti sono descritti gia da Omero. Nell'antica Grecia ai giochi olimpici le armi da guerra venivano utilizzate anche se modificate per un uso più sportivo che cruento. I giavellotti per esempio erano già descritti come più corti, più leggeri e con la punta smussata rispetto a quelli usati in guerra. Pindaro ci dice che in questi antichi giochi olimpici si colpivano da distanze ragguardevoli bersagli fatti da colonne o scudi di legno o anche da semplici cerchi tracciati per terra entro cui doveva andare a conficcarsi la punta del giavellotto o della freccia. Veri e propri esercizi di tiro a segno quindi. I romani dopo invece non previdero mai un uso sportivo delle armi da guerra. Il legionario doveva allenarsi per essere efficiente in battaglia e non sono riportate dalla storia episodi riferiti a fatti sportivi, come in Grecia nei tempi addietro. Vegezio, nel suo trattato : de re militari, ci fa sapere che le reclute venivano giornalmente addestrate ad esercizi fisici ad al lancio del giavellotto, di pietre e palle di piombo con fionde ed a mano ed ovviamente all'uso dell'arco. Per l'allenamento con il giavellotto si utilizzava come bersaglio un palo. Arcieri e frombolieri tiravano ad una distanza di seicento piedi ( centosettantasette metri )ed il bersaglio della dimensione di un uomo era generalmente costituito da fasci di legno e frasche. Ad un esame attento comunque dobbiamo constatare che molti di quelli che ora sono degli sport agonistici, in passato erano degli esercizi che un tempo facevano parte dell'addestramento del soldato: dalla corsa ai lanci, dal pugilato al tiro al bersaglio. E molti degli degli strumenti di lancio, che ora conosciamo messi al servizio dello sport erano un tempo micidiali armi inventate dall'uomo per difendersi o catturare animali. Dalla biblica fionda con cui Davide atterra Golia a Guglielmo Tell o Robin Hood con gli archi, molti sono i personaggi entrati nella leggenda. L'abilità nel colpire un bersaglio ha sempre dato lustro ed onori, e il tiratore che emergeva era tenuto in grande considerazione. Fino al 1300 si affinarono principalmente la tecnica di tiro con archi e balestre, ma poi con la diffusione della polvere da sparo le relative armi da fuoco lentamente progredirono soppiantando le precedenti ed ormai obsolete armi da lancio. Tutt'oggi l'utilizzo delle balestre e degli archi ( come pure del giavellotto ) è legato ad un uso strettamente sportivo ben codificato e coordinato da apposite federazioni internazionali. Per tiro a segno ormai consideriamo quello che viene praticato con armi da fuoco, sia lunghe ( carabine ) che corte ( pistole ). La prima apparizione ben documentata in Europa la si lega alle bombarde di Guido da Montefeltro costruite nel 1281. Le prime armi individuali pare siano apparse a Perugia nel 1364.E' quasi certo che l' arma corta debba il nome pistola da Pistoia, città nella quale è documentata la fabbricazione di queste armi già da 1540. Dal tredicesimo secolo ad oggi le armi da fuoco hanno naturalmente conseguito un costante miglioramento che ha avuto un forte incremento a partire dalla seconda metà del 1800. Da Sebastiano de Corbin che nel 1500 fece il brimo archibugio, all'italiano Lazarino che nel 1650 inventò l'acciarino a pietra, e così via con l'inglese Egg che nel 1818 inventò l'accensione mediante la percussione di una capsula innescante, le armi utilizzanti il processo di combustione della polvere da sparo diventarono sempre più precise, affidabili ed efficaci. Altri elementi che portarono ad un aumento della precisione furono le canne rigate. Grazie ai progressi della metallurgia potevano ora anche essere dotate di un sistema di rigatura elicoidale. Il proiettile forzando in queste spire ne traeva una rotazione lungo il proprio asse stabilizzandosi moltissimo lungo la sua traiettoria e risultando così molto più preciso di quelli sparati da armi con canne ad anima liscia. Come si può intuire il progresso ad un certo punto della storia dell'uomo ha cominciato a correre veloce portando innovazioni a getto continuo . Tali da stravolgere , questo dal 1850 in poi tutte le teorie e le strategie militari adottate per secoli. Ed è dal 1850 in poi che lo sport del tiro a segno ha cominciato ad essere considerato come una attività a se. Certamente da sempre con le armi da fuoco si sono svolte sfide e gare ma queste erano episodi occasionali. Le regole e lo svolgimento veniva deciso al momento fra i tiratori prima di iniziare. In Italia pare che la prima gara di cui sia rimasta documentazione certa sia un " tiro con lo schioppo " organizzata nel 1427 nella valle d'Aosta. Comunque prima del perfezionamento delle armi avvenuto grazie all'affermarsi delle canne rigate e all'accensione a percussione la precisione delle armi era molto aleatoria. Ancora ai tempi di Napoleone per essere colpiti a 100 metri da una fucilata occorreva essere molto sfortunati.In guerra il fuoco della fucileria era inteso come di saturazione : si tirava a comando sul mucchio e via , a chi toccava toccava... Tiratori di elite con armi a canna rigata e quindi capaci di ben altre prestazioni rispetto a quelle ad anima liscia della truppa esistevano già dal 1700 ma non furono mai tanti, anche per la difficoltà e lentezza di caricamento di tali armi che fra l'altro erano pure molto costose da produrre. Cosa potevano fare delle carabine a canna rigata lo dimostrarono molto bene i patrioti americani nella guerra di indipendenza contro gli inglesi. Con i loro fucili di piccolo calibro ma a canna rigata, generalmente utilizzati altrimenti per la caccia operavano in piccoli gruppi, colpendo a distanze di anche oltre 200 metri, cosa incredibile per gli standard delle armi militari ( a canna liscia ) dell'epoca. Come accennato prima quindi nel 1850 la balistica cominciava a fare progressi a getto continuo. Tali da rendere possibile il tiro di precisione a 100 e più metri. Miglioramento della produzione delle polveri da sparo, ora molto più raffinate permettevano minori calibri e soprattutto minori tolleranze. La metallurgia faceva decisi passi in avanti ed era possibile ora produrre ottime canne rigate con precisioni di lavorazione neppure immaginabili fino a poco tempo prima. In Inghilterra, che può a ben diritto considerarsi culla di questa attività, soprattutto nell'aristocrazia vi erano diversi ottimi ed appassionati tiratori,che furono dei veri e propri pionieri del tiro di precisione soprattutto alle lunghe distanze.Erano inoltre coadiuvati da valenti armaioli capaci di trasferire le loro esperienze mettendo a punto veri e propri capolavori di alta archibugeria. Ed in Italia ? Mentre in Inghilterra i vari Metford, Gibbs, Rigby affinavano le tecniche costruttive soprattutto per il tiro long range,praticato da aristocratici quali per es. Sir Whitworth, da noi il tiro a segno nacque e fu incoraggiato soprattutto in seno a delle organizzazioni che molto avevano a che vedere con i moti risorgimentali . Vero e proprio artefice , che volle fortissimamente si costituissero delle compagnie di tiratori fu proprio Giuseppe Garibaldi. La cosa farebbe anche un pò sorridere, abituati come siamo alla leggenda garibaldina che vuole schiere di volontari pieni di entusiasmo e sprezzo del pericolo andare contro i nemici di turno con furiosi assalti alla baionetta. Famosa la massima del condottiero di Nizza : il fucile era una cosa che serviva a sorreggere la baionetta... Le cose non andavano sempre proprio così... Se Garibaldi in tanti fatti d'arme potè mandare apparentemente allo sbaraglio schiere di volontari " alla baionetta " armati di catenacci malfunzionanti, questo se lo poteva permettere perchè alle spalle c'era sempre quella che lui amava definire : la mia artiglieria leggera.. Ed ecco che arriviamo al nocciolo della questione . Cosa era questa artiglieria leggera cui Garibaldi riponeva cieca fiducia nei momenti critici, quando i favori della battaglia erano incerti ? Negli anni 50 del dell'ottocento a Genova era sorta una congregazione di stampo mazziniano nella quale la pratica del tiro a segno faceva da collante e da sinergia per il formarsi di squadre di volontari sempre pronti ad intervenire nelle frequenti chiamate alle armi del risorgimento italiano. Si trattava di una elite di esperti tiratori ben equipaggiati con le loro personali migliori carabine dell'epoca, di solito di provenienza svizzera o tedesca. Giuseppe Garibaldi ne fu da subito uno dei soci fondatori e favorì in tutti i modi questa attività.



Negli anni seguenti diverrà il responsabile nel novello regno d'Italia del costituito ( per regio decreto ) tiro a Segno nazionale. Come detto prima Genova fu la culla di questo fenomeno. Il primo campo da tiro fu allestito presso l'antico lazzareto e infaticabili furono i fondatori :Nicola Ardoino, Antonio Burlando, Antonio Mosto e Nino Bixio. Tutti garibaldini della prima ora. Ed infatti la compagnia dei carabinieri Genovesi ( così denominata appunto perchè muniti di formidabili carabine di precisione )la troveremo puntuale in tutti i fatti salienti delle guerre d'indipendenza ed ovunque ci fosse Garibaldi.. Quanto potessero valere pochi ma ben armati ed addestrati uomini messi nei punti strategici Giusdeppe garibaldi lo sapeva bene. A quei tempi gli eserciti si rifacevano ad un addestramento di leva incentrato nelle caserme e la pratica delle armi non era poi così marcata e non necessitava neppure. Le teorie militari prediligevano la disciplina e l'abnegazione, cosa di cui neccessariamente occorreva averne tanta quando stai li fermo in prima linea . In Svizzera invece la leva durava pochissimo, di fatto non esisteva un vero e proprio arruolamento a lungo termine però l'uso delle armi veniva inculcato si può dire già da piccoli e in ogni comune si svolgevano periodicamente gare ed allenamenti al tiro con armi personali.Ad una eventuale chiamata alle armi avrebbero risposto immediatamente un elevato numero di uomini ben armati ed equippagiati. Probabilmente fu a quel modello che Garibaldi si ispirò...



partenza dei mille da Genova: fra di loro il gruppo di tiratori raggruppati sotto il nome di carabinieri genovesi:tutti armati di carabina federale mod. 51


I tiratori genovesi seguirono fedelmente il condottiero in tutta l'epopea garibaldina e con le loro preziose carabine da gara risolsero situazioni critiche più di una volta. Come per esempio nella battaglia di San Fermo nel 59 contro gli austriaci. Una decina di tiratori capitanati da Giovanni Chiassi bloccarono con un tiro preciso fatto a quasi 500 metri di distanza un intera colonna nemica che avrebbe altrimenti aggirato le linee garibaldine travolgendole. O che dire dei 37 tiratori genovesi al seguito dei mille in Sicilia. Senza di loro a Calatafimi l'intera impresa dovrebbe essere probabilmente riscritta... In quel primo ( e si vedrà poi decisivo ) scontro con le truppe borboniche fu grazie al tiro preciso dei "carabinieri" genovesi, trentasette in tutto, che fu possibile fermare l'avanzata dell'ottavo cacciatori napoletani. Questi era una elitè dell'esercito borbonico, ben equippaggiati anch'essi con moderne carabine dotate di proiettili a palla cava ( o Miniè). Erano oltre 400 , il resto della truppa , circa tremila fanti avevano invece ancora in dotazione fucili a canna liscia. Daltronte anche il resto dei garibaldini era "armato con rugginosi ferrivecchi, buoni tutt'alpiù per andare all'assalto alla baionetta. La contesa si decise con i lunghi tiri da parte dei cacciatori napoletani e dei contrapposti carabinieri genovesi. Poi grazie all'assalto disperato dei restanti garibaldini , e soprattutto per via dell' l'ambiguità dimostrata dal generale napoletano Landi che frettolosamente ritirò dal campo le sue truppe ( si dirà poi questo generale fu corrotto grazie alla massoneria...) Ma com'erano queste carabine dei formidabili tiratori genovesi ? Possiamo farcene un idea da ciò che accadde durante un interrogatorio a un garibaldino catturato appunto con uno di questi fucili... Era una delle giornate di fine maggio ed infuriava la battaglia fra le strade. Da una parte l'esercito napoletano, numeroso di tuppa ma mal guidato. Dall'altra parte delle barricate ,i mille (dopo calatafimi ancor meno )e soprattutto i numerosi rivoltosi che cominciavano ad affluire da tutte le parti della Sicilia.Se da parte dei soldati napoletani il problema maggiore stava diventando proprio il loro numero, causa mancanze di vettovagliamento, dall'altra parte erano armi e munizioni ad essere in difetto. Zone e quartieri della città venivano ora conquistati ora perduti da uno schieramento o dall'altro. A volte per assalti furiosi ma altre volte per spossattezza dei difensori. Gli abitanti della città parteggiavano per gli insorti e aiutavano anch'essi come potevano i garibaldini, nonostante che la cosa costasse loro danni e rovine enormi: alcuni quartieri erano letteralmente devastati dai bombardamenti dell'artiglieria borbonica che sparava senza sosta senza tante discriminazioni. Un tiratore della compagnia di Antonio Mosto fu circondato e catturato da un drappello di soldati napoletani mentre presidiava una barricata nei pressi di piazza Palazzo.I rivoltosi che stavano con lui furono subito passati per le armi ma a lui lo salvò la camicia rossa.Fu subito portato al palazzo reale dove stavano gli alti ufficiali borbonici e di li a poco si ritrovò al cospetto di due alti ufficiali, uno addiritura lo Sforza, comandante dell'ottavo cacciatori che si era battuto alcune settimane prima a Calatafimi. Garibaldi, da prima preso come il capo di un eterogeneo manipolo di canaglie ora cominciava ad incutere molto più timore e rispetto. Si stava cominciando addirittura a mediare con lui ed emissari erano stati spediti per concordare un armistizio.Lanza, il comandante in capo borbonico cominciava a temere questi avventurieri arrivati dal mare ed ora , visto che ne aveva finalmente uno in mano, voleva saperne di più. Il capitano borbonico che stava con lo Sforza aveva in mano la carabina del garibaldino, che stava fra le sue seduto fra due guardie che lo controllavano ai ferri. Lui era deciso a non rispondere a nulla gli chiedessero ma questi sembravano più interessati al fucile . " Guarda i legni di quest'arma... se ne potrebbe fare un mobile di lusso ..., " Ed anche scatto e meccanica , non è roba da arsenale militare. niente baionetta ma a che gli serve,... questi qui hanno cominciato a spararci addosso da più di quattrocento metri.. Poi lo Sforza d'istinto rivolto al prigioniero : ma quanti ne avete di questi qui ?... Il garibaldino, per demoralizzarli rispose allora di slancio : più di ottocento... I due ufficiali si dettero una perplessa occhiata. Si vedeva che era un bluff... Se Garibaldi avesse davvero avuto un così alto numero di simili carabine fra le mani ora loro sarebbero gia dovuti sloggiare da Palermo.. e di corsa... Tutta l'epopea garibaldina è contrassegnata dalla preziosa azione svolta dai volontari armati con proprie carabine. Finita la campagna di conquista del regno delle due Sicilie, nel 1861 si accese una feroce disputa fra il governo piemontese sostenuto da Cavour e il movimento di Garibaldi il quale chiedeva venisse tenuto in armi quell'esercito di volontari che l'anno prima era riuscito a compiere l'impresa di unificazione dell'Italia. Tale esercito definibile come una guardia nazionale sempre pronta all'intervento in pochissimo tempo avrebbe dovuto aver la garanzia del possesso delle armi e del loro utilizzo per esercitazioni in modo capillare, nell'ambito dei singoli comuni e provincie. Gli alti ufficiali sabaudi e lo stesso Cavour avversarono parecchio la formazione di una tale guardia nazionale. Temevano che questa forza armata " garibaldina" potesse facilmente essere utilizzata da correnti antimonarchiche o comunque destabilizzatrici. Garibaldi la richiedeva invece a gran voce difendendo tutto l'operato svolto da questi volontari per l'unificazione d'Italia. Alla fine si arrivò a dei compromessi. Molti ufficiali garibaldini entrarono nei ruoli dell'esercito piemontese e si decise di favorire la formazione di una guardia nazionale. Fu in quest'ottica che fu pure approvata una legge che istituiva la formazione delle società di tiro a segno. La prima commissione istituita fu presieduta da Umberto di Savoia, Nino Bixio, Giuseppe Garibaldi ed Enrico Cosenz. Nel 1862 cominciarono a formarsi in diverse città del regno le prime società di tiro a segno. Giuseppe Garibaldi inaugurò personalmente il nuovo campo genovese ed il bersaglio di quell'inaugurazione è ora un prezioso cimelio conservato in museo. Garibaldi naturalmente , come tutti gli eroi che si rispettano era anche un infallibile tiratore e centrò in pieno il bersaglio posto a cento metri. Caricò personalmente la lunga carabina ad avancarica. Palla ogivale spinta giù di bacchetta con decisione ma senza furia, come impone la tecnica e poi gambe salde e polso fermo. l'eroe sparò tenendo l'arma in imbracciata e centrando quindi il bersaglio di 30 cm . di diametro. Allora come ora nessun tiratore degno di definirsi tale si sarebbe umiliato a sparare servendosi di un appoggio per sostenere la carabina....



carabina federale mod. 1851


Grazie alla legge del 1861 si formarono quindi in molti comuni e mandamenti varie società di tiro a segno e nel 1863 si organizzò la prima gara nazionale. Naturalmente a Torino e con un ricchi premi per un totale di 100.000 lire.


 


carabina posta in palio nella prima gara ufficiale  a Torino nel 1863


Si sparò dal 21 al 27 giugno ed erano previste 7 categorie con bersagli posti da 50 fino a trecento metri. Le cronache riportano che si spararono oltre 450.000 colpi, si badi bene erano armi ad avancarica. Si può quindi immaginare quante compagnie di tiro ci fossero in questa prima gara. Nel 1864 si replicò a Milano e quindi a Firenze nel 1865. nel 1868, anche per festeggiare l'annessione del Veneto grazie alla campagna del 1866, le gare furono fatte a Venezia. Dopo il 1870 le cose cominciarono un pò a cambiare. Con Roma capitale ormai l'unità d'Italia poteva considerarsi conclusa ed infatti di li a poco la guardia nazionale fu sciolta (1876). Le società di tiro a segno però continuarono ad essere attive ed anche le regole sportive cominciavano ad essere codificate e rese quindi omogenee. I campi erano poi sempre utilizzati anche dai militari ed in questo contesto si provavano le sempre nuove armi che in quegli anni ormai arrivavano a getto continuo. Dal 1870 vediamo infatti affermarsi definitivamente l'arma con caricamento a retrocarica. Il Vetterli cal 10,35x47R diviene l'arma in dotazione all'esercito. Questo fucile, diversamente dall'originale svizzero è solo monocolpo e la cartuccia ha percussione centrale per poterla recuperare e ricaricare.(il fatto che fosse monocolpo fa ben capire come la pensassero le alte sfere militari di allora: avevano sempre il terrore che i soldati sciupassero in un attimo la dotazione di cartucce se muniti di armi a ripetizione. Naturalmente dal punto di vista della precisione e quindi sportivo non è che queste armi fossero più precise delle precedenti ad avancarica , anzi,ed infatti la pratica del tiro a segno vide comunque per molto tempo ancora le armi della vecchia generazione sui campi di tiro a segno. Naturalmente il Vetterli era l'arma più utilizzata nel contesto dell'attività legata ai militari. Per quanto progredito questo fucile era concepito sempre per il caricamento a polvere nera. La vera rivoluzione si ebbe alla scoperta della polvere infume. le nuove armi che comparvero dopo il 1890 stravolsero tutte le teorie balistiche del momento ed anche nei campi di tiro a segno le cose giocoforza dovettero subire dei cambiamenti. Va detto che in quel periodo l'arma che ormai veniva maggiormente utilizzata era quella in uso ai corpi militari ed il nuovo fucile mod. 1891 aveva una traiettoria di tiro così lunga e tesa da rendere indispensabili ammodernamenti e modifiche alle strutture di molti impianti di tiro. La sicurezza imponeva aree più defilate e lontane dai centri abitati, dove invece spesso sorgevano i tradizionali campi. Nel 1885 si era già costituita a Roma la federazione di Tiro a segno che dettò le regole con cui praticare in campo nazionale l'attività di tiro. Essa si rifaceva a quelle che iniziavano ad essere accettate anche in campo internazionale. Tutta l'attività con le armi lunghe si svolgeva, a seconda delle distanze e dei bersagli da attingere, nelle tre posizioni : in piedi in imbracciata, in ginocchio , ed a terra. In pratica le posizioni ancor ora usate a livello sportivo in tutte le competizioni di tiro. Non vi è da far confusione fra quello che è il tiro sportivo e quello che è invece il tiro operativo ( da guerra o da caccia. ) In questo caso infatti conta poco il gesto sportivo, ciò che conta è di ottenere il massimo risultato e cioè colpire con sicurezza. Ovviamente in questo caso i sistemi, le armi e i materiali sono ben altri. Il tiratore stà ben appogiato e il più possibile nascosto, le armi hanno sovente sistemi di puntamento dotati di potenti ottiche e le armi stesse sono il risultato di ricerche approfondite e sofisticate. Ma qui stiamo trattando del tiro sportivo. Non operativo o da caccia. E nel tiro sportivo conta valutare le capacità del tiratore , non la qualità balistica della sua arma, necessaria invece negli altri casi. Anche i tiratori garibaldini ovviamente si comportavano ben diversamente se stavano nel campo di tiro ad allenarsi o nel campo di battaglia. Nel primo caso sparavano in piedi o a terra tenendo ben salda l'arma ma in guerra sfruttavano tutto ciò che potesse renderli più micidiali possibili, comprese le tecniche di occultamento per cui spesso via la camicia rossa che quella si vedeva da troppo lontano. E loro spesso tiravano da lontano, grazie alle carabine di piccolo calibro ma a palla ogivale. Ancora Cesare Abba ( grande scrittore di fatti d'armi garibaldini )descriveva questi tiratori : stavano aqquattati fra le rocce o gli arbusti ed aspettavano .Quando le prime linee dei nemici erano a vista tiravano, con calma uno alla volta. Le loro precisissime carabine eran di poco rumore ma secco, e le palle andavan sempre a segno... Ma,tornando alle vicende del tiro a segno sportivo, come stavano le cose da altre parti ? Abbiamo gia visto che in Inghilterra il tiro sportivo si fosse concretizzato della tipologia forse più estrema, e cioè il tiro alla lunga distasnza. Gli anni a cavallo del 1800, vide l'Inghilterra lontana dai teatri di guerra europei, e la successiva epoca Vittoriana, a parte dei conflitti di tipo coloniale visse un periodo di relativa pace. L'ultima volta che gli inglesi avevano dovuto realmente combattere risaliva ormai ai tempi di Waterloo e Napoleone. Più che sotto la spinta patriottica come in Italia, l'attività di tiro nel paese anglossasone era coltivata come attività sportiva d'elite dell'aristrocazia. Prima a Wimbledon gia dal 1865, e poi( causa aumento demografico di quella zona) nella più periferica Bisley( 1890) si attrezzarono degli immensi campi per il tiro, predisposti per l'esercizio di centinaia di tiratori conemporaneamente. E' ancora gelosamente custodito il bersaglio del tiro inaugurale della regina Vittoria perfettamente centrato alla distanza di 500 yarde. Vi è da dire che per ottenere questo risultato gli organizzatori allestirono la carabina, perfettamente caricata e regolata su un banco in cui questa era vincolata davanti e dietro, un pò come fanno ora i novelli " tiratori " di bench rest. Alla regina in pratica bastò premere il grilletto per far centro... Naturalmente a nessuna distanza era consentito appoggiare l'arma. Per le distanze superiori alle 600 yarde si poteva adottare ( e tuttora è così nelle competizioni internazionali d'avancarica ) la cosidetta Bach Position, che consisteva nel disporsi con il piedi in avanti , in posizione prona in modo da poter utilizzare il proprio corpo al meglio per contrastare il peso del fucile. Questi erano sempre abbastanza pesanti, sempre oltre i sei kg.... Ed in America ? Nel nuovo mondo non erano certo i tiratori e le armi a mancare ed l'arte dello sparare con precisione era anzi una delle qualità più apprezzate dagli americani. La national rifle association , che aveva lo scopo di riunire tutti i tiratori sportivi nacque addiritura nel lontano 1872 e subito nelle sue fila si associarono i più accreditati, sia militari che civili. Come in Inghilterra il tiro alla lunga distanza era considerato importantissimo ma con una differenza sostanziale. In quel periodo si discuteva moltissimo se per il tiro di precisione andavano meglio le nuove armi a retrocarica o se la vecchia tecnica dell'avancarica fosse invece ancora quella vincente. In Inghilterra si continuava a credere nelle affidabili e collaudate armi ad avancarica. Inutile dire che gli americani invece fossero tutti per il nuovo che avanzava, e le armi ad avancarica le avevano già abbandonate da un pezzo. La diatriba andava avanti da un pò nelle contrapposte sponde dell'oceano . Quando un club di New York ( l'amatour club ) riusci a fare un bel campo da tiro che chiamarono " Creedmoor " imitando i cugini inglesi che avevano Wimbledon la notizia arrivò nel vecchio continente. Subito si formò un appassionante antagonismo.. Che gli americani avessero estro ed intraprendenza era noto, ma che sapessero sparare bene come loro alla lunga distanza gli inglesi lo dubitavano molto... Nel 1873 gli irlandesi riuscirono per la prima volta a vincere la prestigiosa gara internazionale che si svolgeva , dal 1865 ogni anno a Wimbledon, alla presenza della regina. Ne furono ovviamente orgogliosissimi e sulle ali dell'entusiasmo sfidarono gli americani chiedendo alla NRA che presentasse una squadra che accettasse la sfida.. Gli americani accettarono chiedendo però che la competizione si svolgesse a Creedmoor. Gli irlandesi saltarono sulla prima nave che facesse vela per il nuovo mondo... La notizia di questa gara internazionale ebbe moltissima eco in America ed i giornali cavalcarono subito l'evento. Ciononostante proprio gli americani ebbero molte difficoltà a trovare dei tiratori che accettassero di entrare in squadra. La bravura degli specialisti provenienti dal vecchio continente spaventava e pochi volevano rischiare di fare magre figure. Alla fine si presentarono in sei... T.S. Dakin,Gilderleeve,John Bodine erano dei militari, il primo addirittura generale, gli altri due colonelli. Henry Fulton e G.W. yale erano invece dei civili come pure L.L.Hepbun. Fulton, nonostante la giovane età ( 28 anni ) era un apprezzato geometra.



creedmoore


Gli irlandesi che la sera del 16 settembre sbarcarono dalla nave erano invece capitanati dal famoso John Rigby. Proprio colui che costruiva le famose carabine specializzate per il long range e utilizzate ovviamente da tutta la rappresentativa irlandese.Facevano parte della squadra ben otto tiratori più il sindaco di Dublino in veste di accompagnatore ufficiale.oltre a Rigby c'erano il maggiore Leech,poi Foster assieme ad Hamilton,quindi Wilson,il capitano Walken, Milner ed infine Edmund. Era la squadra che aveva trionfato a Wimbledon, al completo. Si ambientarono subito allenandosi nel campo di Creedmoore. La sfida sarebbe avvenuta poco dopo una settimana, il 26 di settembre. A causa dell'esiguo numero dei componenti della squadra americana però furono costretti ad effettuare una selezione. Alla fine rimasero ufficialmente contrapposti ai sei americani Rigby,Wilson,Walken,Johnson, hamilton ed infine Milner. Nelle regole concordate, anche per dare un tono di ulteriore inernazionalità all'evento era stabilito che le due rappresentative dovessero utilizzare armi costruite nelle rispettive nazioni. Gli irlandesi come già detto si presentarono con i Rigby cal 45 ad avancarica. Gli americani invece disponevano di tre Sharps cal. 44/90 e di tre remintong rolling bloch cal 45/90. Le palle usate negli avancarica degli irlandesi pesavano 540 grani. Le palle usate negli sharps invece 520. I remintong sparavano palle da 550 grani. Tutti utilizzavano le palle in piombo morbido calepinato ( avvolto in carta ). Altra regola puntualizzava che era consentito sparare assumendo ed utilizzando qualsiasi posizione ma non era consentito alcun appoggio ne dell'arma ne del tiratore ... Arrivo quindi il giorno della sfida. Era il 26 di settembre e l'avvenimento, organizzato come fosse una festa polpolare attirò a Creedmoor migliaia di persone. Molte delle oltre diecimila persone assiepate tutto intorno alla zona di tiro erano degli emigrati irlandesi. Ed ora facevano sentire tutti i loro entusiasmo cantando e danzando motivi della loro terra d'origine. Rigby e compagni capirono quanto fosse importante per i loro connazionali quest'evento. Non era solo una sfida sportiva fra tiratori. Qui ne andava l'orgoglio e l'onore di due intere nazioni.. alle 10 del mattino i tiratori iniziarono la gara. I bersagli,di color nero e del diametro di 90 cm venivano posti a 800 Yarde per la prima prova. I bersagli avevano una zona centrale del diametro di 40 cm.: il cosi detto bull's eye. Centrarla significavano 4 punti, il punteggio massimo ottenibile e non era cosa semplice farlo. Ogni partecipante aveva a disposizione 15 colpi e circa unn ora di tempo. Partono le prime fucilate e nell'aria ora si sentono solo i cupi colpi dei tiri che da subito si vede che vanno a segno da entrambe le parti. La folla segue con gran trepidazione l'andamento della sfida che inaspettatamente alla fine di questa prima tornata vede primeggiare gli americani. 326 punti per loro. 317 totalizzano gli irlandesi. Addirittura nove punti di vantaggio, non sarà semplice recuperare e questo Rigby e compagni lo capiscono subito. Questi americani ci sanno fare e occorre darsi da fare più di quanto avessero immaginato... Inizia la gara ai 900 yarde. Gli irlandesi sperano nelle più lunghe distanze dove non hanno dubbi che i loro fucili ad avancarica finiranno per aver la meglio. Ed in realta le cose ora cominciano a cambiare. Gli americani con i loro Sharps e Remintong sparano sempre molto bene ma sono le lunghe carabine fatte da Rigby ad aver, seppur di poco, la meglio..Purtroppo per gli irlandesi però Milner al 12 colpo inquadra nella sua diottra il bersaglio sbagliato. Fa centro in pieno: un "Bull's eye" coi fiocchi, ma poi subito ci si accorge del tragico errore e i 4 punti svaniscono. Verrà infatti conteggiata una " miss", ovvero colpo a vuoto. Gli irlandesi vinceranno comunque la gara ai novecento Yarde totalizzando 312 punti. Due in più degli americani che si fermeranno a 310 rimanendo quindi in vantaggio ancora di sette punti grazie all'esploit fatto precedentemente agli ottocento Yarde. Rimane ora distanza più attesa: quella dei mille Yarde . Gli irlandesi sono ancora sotto di sette punti ma sentono che possono farcela. Ai 900 metri hanno iniziato a far valere le loro capacità, non fosse stato per quell'errore di Milner... ora le cose sarebbero praticamente già raddrizzate... Si fa un breve Breafing e tutti vanno a pranzo. La sfida continuerà subito dopo... Proprio a pranzo il gen. Dakin cercando di concentrare i suoi si dilunga nei vecchi ricordi di guerra, ricordando le gesta di quando era al comando di un gruppo di sharpschooters . non di rado tiravano a mille yarde ed oltre e non avevano mica queste armi così perfezionate come ora... In effetti sia gli sharps che i remintong sono quanto di meglio si possa avere al momento. Calibro e potenza delle munizioni sono stati accuratamente studiati e collaudati per aver il miglior risultato possibile nel tiro di precisione long range. I lunghi e pesanti proiettili avvolti nella leggera e delicata carta devono essere infilati con cura dalla camera di scoppio fino ad adagiarsi dolcemente all'inizio di rigatura della canna. Il bossolo, pieno fino all'orlo di polvere compressa deve essere messo successivamente.Ad ogni sparo la canna va riscovolata e ripulita prima con un panno umido e poi con uno asciutto.Le morchie della polvere nera altrimenti sporcherebbero quel tanto da rendere incerto , dal punto di vista della precisione, il colpo successivo. Le attenzioni da porre in fase di caricamento con i fucili a retrocarica non sono poi così diverse da quelle impiegate con quelli ad avancarica. dakin al centro di sperequazioni tecniche e ricordi di guerra finisce col bere qualche coppa di Dom Perignon di troppo e,... un ora più tardi il suo rendimento nel tiro alle mille yarde sarà catastrofico Su 15 tiri il generale colpirà il bersaglio solo tre volte mentre gli irlandesi , tutti molto regolari e precisi nel tiro finiranno per scavalcare il team americano, recuperando il gap iniziale e sopravanzando di un punto nella classifica generale. Manca poco alla fine della competizione. Il punteggio vede ora gli irlandesi terminare la prova con 931 punti complessivi. Gli americani sono fermi a 900 punti ma al colonello john Bodine manca ancora un colpo. Bodine è soprannominato " old reliable" : nei momenti che contano quindi ci si può fare affidamento... In verità colui che finora è riuscito a rimediare un altrimenti certa sconfitta per gli americani è stato il giovane Fulton. Sparando sempre utilizzando la "bach position " cioè con i piedi in avanti e il fucile appoggiato su di una gamba il bravo Henry è riuscito a totalizzare da solo la bellezza di 171 punti. Un personale al di sopra di tutti, irlandesi compresi. Lo stesso Rigby, il migliore della sua squadra aveva fatto otto punti in meno, fermandosi a 161. Fulton si era preparato meticolosamente da se le munizioni. Aveva accuratamente pesato e trafilato tutti i proiettili . Quelli che per un niente o per qualche ombra di imperfezione non lo convincevano li aveva scartati. i 45 proiettili per la gara li aveva poi calepinati utilizzando la fine carta da lettere che aveva visto andava benissimo nelle prove che effettuava da mesi. Ritagliava ed utilizzava la carta delle lettere di un suo passato amore. Ora che questo amore tormentato era svanito gli sembrava buona cosa spararle per stabilizzare i suoi preziosi proiettili. Era un modo come l'altro per dimenticare... Ma, ora siamo al tiro conclusivo. Bodine finora se l'è cavata bene, ha al suo attivo 154 punti complessivi però in questa sessione a mille yarde qualche colpo è andato a vuoto. La folla attorno è ammutolita mentre lui si dispone per un ultima volta in posizione di tiro. Contrariamente ai suoi connazionali lui non adotta la bach position. "Che diamine.. sono troppo vecchio per queste cose"...Si sdraia quindi pancia a terra e cerca concentrazione e stabilità affidandosi ai gomiti ben piantati sull'erba. Ora dipende tutto da lui ma il nostro "old" non ci pensa. Tutto il suo universo è concentrato dentro il piccolo foro di una frazione di millimetro della diottra. Quando parte il colpo nei tre secondi in cui il proiettile è in volo il suo cuore è pieno di speranza. Tutti attendono un cenno degli osservatori che stanno ai lunghi cannocchiali. Poi ecco l'esultanza di quelli del team americano.. parrebbe che si.. il colonello sia andato a segno... ancora un pò e con le bandiere dei giudici segnalatori posti nei lontani bersagli arriva il verdetto finale : addiritura un "bull's eye " centro perfetto !. L'unico di Bodine alle mille yarde... Gli attoniti irlandesi sono sbigottiti : con questi ultimi 4 punti gli americani vanno a 934 , tre punti in più... Iniziava così la leggenda americana... Questa sfida, fatta nell'ormai lontano 1874 possiamo considerarla come il canto del cigno delle armi ad avancarica in ambito sportivo. Anche se è vero che gli irlandesi dimostrarono che alle lunghe distanze erano ancora validissime, il verdetto sul campo fu abbastanza chiaro. Con gli sharps ed i remintong a retrocarica gli americani avevano fatto cose ritenute allora improbabili dal punto di vista della precisione. La "rivincita", chiesta ed ottenuta dagli irlandesi si farà nel 1875 a Dollymount (Irlanda )ed anche questa volta vinceranno gli americani,e con gran distacco di punteggio oltrettutto. In Italia il tiro entrava sempre di più nella sua dimensione sportiva anche se continuava il connubbio con le istituzioni militari.. Come accennato precedentemente, lo scioglimento della guardia nazionale avvenuto nel 1876 mandò in crisi il movimento nazionale del tiro di cui , la guardia nazionale ne era appunto il motore trainante. Nel 1882 comunque venne emanata la legge che istituiva e regolamentava la pratica del tiro a segno . Nasceva così l'Unione Tiratori Italiani, che dal 1910 assunse la denominazione di :Unione Italiana Tiratori Sportivi (UITS) Il tiro a segno entrava quale prova sportiva anche nelle olimpiadi moderne. Lo troviamo fra gli sport obbligatori fin dalla prima edizione di Atene del 1896. Vi è da dire che in quel periodo le affermazioni dei tiratori italiani in campo internazionale furono numerose. L'arma da sempre utilizzata in gara era solitamente quella in uso presso gli eserciti nazionali e la distanza nella gara riservata alle carabine erano i trecento metri. Si regolarizzò l'uso della cinghia di tiro e la posizione era quella " a terra "o in piedi se a 100 metri. Il primo titolo mondiale vinto da un italiano risale al 1901. Ai campionati del mondo di Lucerna il tiratore Valerio totalizzò 305 punti nella specialità in piedi con arma libera. Valerio utilizzò il fucile mod. 1891 così pure Conti l'anno sucessivo a Roma (1902). Il forte tiratore italiano si aggiudicò stavolta il primo posto nella posizione a terra con arma libera a 300 metri . Vinse il mondiale con 321 punti complessivi. A proposito, fanno sorridere certe roboanti affermazioni dell'ultim'ora del tipo : "Campriani è il primo italiano nella storia del tiro a segno a vincere un titolo mondiale ...". (ANSA). SIGH...E' proprio vero che ora viviamo un era dove conta solo il presente immediato e tutto il resto viene dimenticato, sepolto dalla superficialità e dall'ignoranza della storia di fatti di appena un secolo fa.



gara fra nazionali italiani e tedeschi a napoli nel 1940


Ora stiamo festeggiando in modo roboante i 150 anni dell'unità d'Italia. Quando si fece " con i fatti " questa unità, Garibaldi disse chiaramente : " La forca è la forza dell'oppressore, la carabina quella degli uomini liberi ". Quanti, dopo 150 anni ricordano ciò ?. Purtroppo viviamo in tempi di decadenza ideologica e morale...Ma continuiamo con la storia del tiro a segno.. ..continua...


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