tiro con armi storiche in sardegna

Pubblicato il 06 Gen 2011


Tiro con armi storiche in Sardegna

 



 


Negli ultimi tempi è andata a codificarsi  una nuova disciplina del tiro sportivo. Quella fatta appunto con vecchie armi che un tempo erano nelle mani dei soldati dei vari eserciti. Più per esigenze "da poligono " e di sicurezza attualmente le gare si svolgono sulla distanza dei cento metri, sparando sul bersaglio cartaceo che normalmente viene utilizzato per il tiro con la pistola ai 25 metri :dal "10 " al "7" i cerchi concentrici sono neri fino ad un limite di 20 cm . di diametro.



 


I restanti cerchi concentrici, fino all"1" sono su sfondo bianco. La cosa che stona di più è il modo di sparare : seduti su di uno sgabello con arma appoggiata anteriormente su di un tavolo.Posizione alquanto irriverente specie se si pensa che queste armi sono state fatte per sparare in tutte le condizioni climatiche in scenari bellici e comunque in condizioni rudi e difficili. Il tiro militare è sempre stato inteso con queste armi nelle canoniche tre posizioni : in piedi in imbracciata, o stesi a terra sui gomiti od in ginocchio.



 


Ma tant'è...:io non dico di fare le gare sparando dagli alberi,ci vuole fisico e capacità ed attitudine al tiro non indifferenti, però, tutti seduti a sparare sul tavolino come al bar quando prendi il caffè...così è proprio da pensionati sedentari... Daltro canto è indiscutibile che così comodi si spari con molta più precisione, così tanta che la qualità balistica dell'arma comincia a essere importante, più della sua manegevolezza e del bilanciamento, altri fattori che sarebbero presi in considerazione se si sparasse nei modi per cui sono state pensate. Comunque, come detto prima ormai a livello nazionale è stato codificato il tipo di bersaglio (bersaglio standard da pistola ), il modo di sparare (seduti con appoggio dell'arma su tavolo ) e distanza ( cento metri ). Oramai i punteggi che si riescono a fare con l'allenamento rasentano , per i più bravi il punteggio pieno.



 


Si tirano 16 colpi di cui se ne può scartare uno. Si conteggiano i 15 migliori e, se vai sempre sul dieci ( che ha il diametro di 5 cm ) hai ottenuto punteggio pieno : 150. Per ogni 9 conteggiato hai un punto in meno, e così via. Detto fra noi questo modo di fare "sport" stà mandando rapidamente in malora tanti bei fucili colpevoli di essere soppravvisuti miracolosamente integri magari a cento anni di storia , ed ora irrimediabilmente consumati a furia di fare tiro ai cartoni. Tornando alle "gare " ancora 150 in Sardegna non lo ha fatto nessuno ma pian piano ci si stà avvicinando. Senonchè da noi , isolani e perchè tali molto particolari,ci si trova molto in difficoltà a fare dei paragoni con ciò che accade oltre il mare. E si , tanto per cominciare l'unità di misura : il metro. Parametro fondamentale per misurare una qualsiasi performance, qui da noi è un vero e proprio tormentone. Si perchè dobbiamo tener presente il metro sardo... Per avere le idee un pò più chiare abiamo bisogno di aprire una piccola premessa. Il metro, unità di misura internazionale, codificata dal sistema metrico decimale è per convenzione la 40 milionesima parte della circonferenza del globo terrestre, presa a livello dell'equatore. Il campione cui far riferimento è una barra di platino conservata a Parigi, credo al museo del Louvre.



 


Ovviamente quotidianamente tutti noi possiamo misurar distanze con ottima precisione utilizzando un normale metro o multiplo di esso in vendita in qualsiasi ferramenta o affini. Per far meno fatica ci sono ora comodi sistemi a puntamento laser, il cui margine d'errore alle lunghe distanze è veramente risibile, meno della flottazione giornaliera della crosta terrestre. Tutto facile quindi avere delle misure delle distanze vicini alla realtà anche in Sardegna ?. Ed invece qui si scopre la nostra realtà isolana. Avete mai provato a chiedere un indicazione stradale e la distanza mancante magari alla vostra meta in un qualsiasi paese del campidano o del nuorese ? L'occasionale interlocutore del posto non esiterà a dirvi : un paio di Km... e voi ne percorrete in realtà una ventina,oppure : la casa che cercate è li dietro, un paio di metri ....camminerete per centinaia di questi metri prima di arrivare a destinazione... E così via.



 


  Familiarità dei luoghi ed improvvisazione fanno perdere ai più la realtà delle cose. Tornando a noi, nei campi da tiro le misure sono affidate giustamente alla discrezionalità del padrone di casa. Si organizza una gara "ai cento metri ". I presenti accorsi con armi ex militari si mettono in fila e magari a turno, si spara fucilando i bersagli messi di fronte. Più o meno lontani. A seconda del luogo. Ovviamente vince chi fa più punti, ed è qui che si iniziano a far conteggi...,che prendono forma record da battere, ovviamente fra gli sfottò palesi o subdoli perennemente in agguato come è lecito sia fra amici... In realtà la passione per le gare con armi ex ordinanza è nata relativamente da poco, grazie soprattutto all'iniziativa di pochi volenterosi "pionieri " molti dei quali oramai dimenticati. Infaticabilmente si è quindi iniziato a fare le prime garette a Sardara, più adunate fra amici . Il livello era quel che era.



 


Nonostante che i" cento metri " fossero più che altro cento passi, e non certo imperiali come quelli con cui sono tarati gli alzi degli steyr della grande guerra,( Francesco Giuseppe era alto 1,80 )ma sardo campidanesi, il barilotto nero stampato nel bersaglio appariva comunque una cosa lontanissima, veramente difficile da prendere. Messi in linea su precari tavolini oscillanti da tutte le parti i novelli tiratori cominciavano quindi a sparare i sedici colpi convenzionati. Zolle di terra e alti spruzzi di sabbia si levavano tutto intorno e sul terrapieno retrostante mano a mano che il nutrito fuoco di fucileria dei partecipanti si scaricava verso l'area bersagli. Questi nella gran parte venivano sommariamente scontornati. Rari e radi i buchi nel nero del punteggio buono. Per i più era già un apprezzabile successo sforacchiare con almeno un paio di colpi il bersaglio stesso. Sempre meglio di quando, ed accadeva spessissimo, lo stesso rimaneva intonso e quindi buono per una successiva tornata.



 


Le cose erano però destinate a cambiare rapidamente. Presaci la mano pian piano un pò tutti hanno cominciato a raddrizzare la mira. Grazie al miglioramento generale ottenuto con quelli che fino a poco prima erano considerati solo dei ferrivecchi per nostalgici, il numero degli adepti è iniziato a crescere. Le garette del fine settimana a Sardara diventarono un appuntamento abituale ed un pò tutti si migliorava pian piano. sempre in modo pionieristico si fecero diverse garette, più sfide fra amici che competizioni vere e proprie e però si davano medaglie e si autoproclamavano "record " regionali che poco in realtà significavano ma bene al morale di quei pochi appassionati comunque facevano. Da allora infatti, un pò per emulazione, un pò per genuina nuova passione l'interesse per il tiro con armi ex ordinanza ha iniziato a coinvolgere anche chi magari ai poligoni ci andava solo con la pistola o il cal.12.



 


Comunque fosse, la regola aurea che veniva richiesta ai venditori armieri era che le armi: 1) sparassero bene 2) costassero poco per poco si intendeva un tetto massimo di 200 euro. Daltronde io quello avevo pagato lo smidt rubin svizzero e non si sentiva il motivo quindi di dover spendere di più per poter iniziare questa nuova attività di tiro. A quelle cifre, però, ormai l'unico fucile reperibile sul mercato era il bolscevico Mosin Nagant mod. 91/30. Svariate casse di quest'articolo attraversarono quindi il tirreno e presto anche nell'isola il numero di possessori di un arma ex militare aumentò esponenzialmente. Alla fine tutti avevano il moisin anche se poi in quel periodo, era il 2007, proprio l'unico campo in cui si poteva sparare, e cioè quello di Sardara si rese indisponibile per lavori di adeguamento e ristrutturazione generale. Allora le alternative per il tiro in Sardegna erano poche, con le carabine ancora di meno. Poteva darci ospitalità il campo " Raole " di Orroli. Questa struttura però all'epoca era ben organizzata solo per il tiro dinamico . Daltronde nessuno chiedeva allora di sparare con fucili a canna rigata per cui l'unico angolo del campo ove poter provare " a 100 metri " era una strisciata di spazio lungo la recinzione di delimitazione del campo stesso. Lì ci si poteva arrangiare con un pò di fantasia e provare a tirare pancia a terra contro improvvisati bersagli. I " cento metri " mi ricordo che cambiavano rispetto all'orario. Infatti più o meno cadevano all'ombra di una grossa Quercia ma, con il passar del tempo, a seconda dell'ora l'ombra si spostava , per cui anche noi sotto facevamo altrettanto. Ora, Raole vanta un impianto per il tiro ai cento metri di tutto rispetto, ma allora... Come detto prima tutti ci eravamo procurati un Moisin Nagant e mi ricordo, finalmente un sabato trovammo, io, ed altri due miei amici il modo di andare fino a Orroli con il solo scopo di provarli a fondo. Il bagagliaio della macchina era appesantito da numerosissimo munizionamento surplus militare reperito a basso costo. Nella "linea" di tiro ci accorgiamo però da subito che , si ... forse due buttati per terra ci potevano stare ma un terzo proprio no. La traiettoria del tiro era preclusa da diversi grossi macigni rotolati dal crinale, complice le abbondanti pioggie del periodo. Nessuno però voleva attendere l'inevitabile turno. La voglia di sparare con i nuovi fucili era irrefrenabile. Tronco d'albero rinsecchito messo di traverso buono per appoggio e sagome messe in fondo : tutti e tre gomito a gomito moisin in mano e scatole di munizioni aperte .



 


Il bersaglio di chi stà a destra però proprio non si vede, coperto com'è dai massi. E ci si lamenta... Breve conciliabolo: i massi da li vanno tolti,... un sistema sbrigativo ci sarebbe.. Parte la prima fucilata. Questa centra in pieno il macigno da cui si leva una grossa nuvola di polvere e detriti. Come se ci fosse stato un tacito accordo il fuoco di fucileria si fa improvvisamente cruento. Pezzi di roccia cominciano a volare da tutte le parti , l'opera di demolizione si fa intensa ed in breve tempo tutto intorno a noi è un tappeto di bossoli fumanti. Le canne dei moisin sono roventi ma, ora non c'è più intorno un sasso più grosso di un pugno. La linea di tiro era libera... Ad Orroli cominciammo quindi a sparare con regolarità ma, per quanto riguarda il sottoscritto, il vero miglioramento avenne quando misi mano al mio primo Karl Gustavs M.96.



 


Gare non se ne organizzavano più però provando in allenamento la consueta sessione dei sedici colpi mi rendevo conto che ora anche per me stare nelle zone alte del punteggio stava diventando cosa semplice. Solo che non ne potevo più dei lunghi viaggi fino ad Orroli. Dovevo trovare un modo per consumare più polvere da sparo e meno benzina. La soluzione era a portata di mano.. Il vivere in un paese con antiche tradizioni agropastorali ha i suoi innumerevoli vantaggi. Per chi è amante del tiro poi un posto dove andare a sparare lo trovi di sicuro. E grazie alla grossa azienda agricola dei miei cugini di campagna, a tre km da casa, allestire al suo interno una linea di tiro "privè" ove sparacchiare in santa pace è stata roba di un attimo. Il vecchio land rover in disuso dove appoggiarsi all'ombra di un grosso carrubo sembra essere stato messo li apposta per farmi sparare comodo.



 


Veloce comunicazione ai carabinieri che le fucilate in zona ero io che mi allenavo e non bracconieri scatenati. I "cento metri" erano proprio cento metri . Infatti se è vero che il carrubo stava li da almeno tre secoli, il parapalle me lo sono fatto scaricando nel punto esatto misurato con doppio decametro alcune camionate di terra da scavo. Qualche problemino all'inizio c'è stato con il numeroso ed etereogenero gruppo di "locals " ( asini, vacche, cavalli, anatre capre etc..)che liberamente brado nella tenuta per chissà quale motivo sembrava prediligere sempre proprio l'erba che cresceva messa fra me ed il bersaglio, come se proprio li fosse più buona. E dire che di spazio tutt'attorno per brucare e masticare e stare a pascersi queste bestie ne avevano. Ed invece puntualmente quando arrivavo : eccole tutte li in mezzo, pure i tacchini spesso.



 


Ma come facilmente potete immaginare, questa faccenda durò poco... I primi a capire che quando arrivavo io non era più il caso di star li a far merenda erano gli asini. Con andatura veloce si defilavano verso pasture tranquille gia al primo apparire del mio maggiolino arancione.. Anche i maiali sparivano sveltamente, all'inizio alle prime fucilate, ma poi non appena si accorgevano che andavo a mettere il bersaglio nel terrapieno partivano per zone più defilate dell'azienda... Dure di comprendonio erano vacche, mucche e vitelli. Spesso tardavano e rimanevano in mezzo. Qualche sassata alle più vicine per allontanarle. Quelle lontane, nei pressi del bersaglio si spostavano mestamente solitamente al ronzare dei primi proiettili sopra le loro teste. Tutti alla fine sgomberavano il campo.



 


Tutti meno uno.... Pirro era il cavallo che brado e selvaggio scorrazzava come più gli pareva per i quattro angoli della tenuta. All'inizio qualcuno dei miei cugini aveva provato a mettergli la sella ma il carattere del cavallo alla fine sconsigliò anche i più arditi. Cadute a catapulta e Pirro che scalciava da tutte le parti non incoraggiavano. Si preferiva tenerlo così, allo stato brado. Non costava nulla e alla fine poi qualcuno che gli avrebbe messo il laccio al collo sarebbe saltato fuori . Con Pirro le sedute di tiro erano sempre impegnative. Infatti l'animale, non appena messo il bersaglio, mentre io tornavo in postazione invariabilmente andava a mettersi a fianco del bersaglio stesso, il muso ad annusare il " nero" di questo, e aspettava. All'inizio per me era una grossa scocciatura cercare di levarmelo di torno. Ma non c'era niente da fare. Tornava sempre li . Non mi restava che aspettare che levasse il muso dal nero, non appena intravedevo un pò del bianco dello sfondo tiravo il grilletto.



 


IL proiettile lanciato a ottocento metri al secondo passando pochi centimetri dalle sue narici probabilmente gli dava una sensazione da estasi. Il cono d'aria prodotta gli faceva drizzare tutti i peli della schiena e la coda si metteva a bandiera. Pirro non riusciva più a rinunciare a questa scarica di adrenalina. Non c'era verso di spostarlo da li. Dovevo impegnarmi a tirar dritto, sempre nella zona alta del punteggio, quella nera appunto. Uno strappo od un misero sei fatto dalla parte sbagliata avrebbe significato la dipartita di Pirro.... Un altro problema che dovetti affrontare in quel periodo fu quello dell'enorme consumo di munizioni dovuto alla quotidianità degli allenamenti. Anche a contingentare con parsimonia palle e polvere da sparo alla fine rischiavo di depauperare le scorte di tutte le armerie locali, capoluogo compreso, messe insieme. Giocoforza dovetti studiarmi un programma di allenamento gestibile. Alla fine la ricetta che saltò fuori fu questa : Tiro con la CZ cal 22 ai 50 metri , 15 colpi. Tiro con la Diana ad aria compressa a 25 metri in imbracciata 30 colpi. Tiro con fucile ad avancarica a 50 metri , 13 colpi. Notare che questo allenamento a 50 metri o meno non era fatto nella zona dove stava Pirro e a lui inoltre non interessava neanche un pò questo tipo di fucilate. Infatti stava sempre lì ed aspettava con ansia che finalmente mi mettessi in postazione a tirare i cinque colpi con il Karl Gustavs ai cento metri. Come nei fuochi d'artificio nelle feste di paese,quello era il segnale che per la giornata la festa era finita..