la nascita della serpilonga

Pubblicato il 27 Set 2010


la nascita della Serpilonga

Mancano trenta giorni alla Serpilonga 2010. Ormai questa gara è diventata "grande ", addiritura una Marathon nazionale. A me piace ricordarla così..... serpilonga 1999 prima edizione é nata così... A fine Ottobre , dopo una convulsa stagione di gare , di andare in bicicletta non ne potevamo più.Almeno non con il numero davanti. Come ogni fine stagione quindi spazio al lato più divertente della mountain bike . E cioè alle escursioni in compagnia con cibarie e beveraggi al seguito.La rotta che era da sempre più battuta dagli escursionisti era il periplo del monte Serpeddi . Comunque lo si aggirasse era considerato un giro "tosto " e per molti adepti del pedale campidanese era come la prova del nove. Fra i cicloamatori andare fino a Serpeddì era visto con rispetto e avventurarsi per le brume della montagna più alta del sud Sardegna necessitava quindi di adeguati preparativi e accorgimenti. Salire e poi tornare a Sinnai significa fare circa 40 km. con mille metri di dislivello. Ma certamente nulla possono dire queste scarne cifre per comprendere lo sforzo e l'impegno necessari al neofita del pedale per lo scollinamento della cima. Prima dell'avvento dell'utilizzo massiccio dei telefoni cellulari ben pochi osavano avventurarsi fin lassù. E se poi succedeva qualcosa ? come fare a tornare nel campidano?. Poi un pò grazie alle esperienze dei più avventurosi sempre prodighi a dare buoni consigli che raccomandavano tutti gli atrezzi, gli indumenti e le cibarie necessarie al cimento, pian piano le salite di Garappiu, corr'e Cerbu e Cirronis cominciarono a vedere oltre che i soliti cacciatori, cercatori di funghi e figuri vari, anche multicolori bikers casco in testa e sudati fradici. La maggior parte di questi ci metteva moltissimo ad arrivare a Serpeddi. Visti da lontano sembravano dipinti nelle salite. La voglia di misurarsi con il grande gigante però attirava. Se almeno una volta non eri andato in bici fino alle antenne non venivi considerato biker sardo doc.. Fu in questo contesto generale che mi venne in mente di scaraventarli tutti insieme in una volta conteporaneamente. Certo occorrevano delle motivazioni. Non era facile convincere la massa dei pedalatori ecologici a mettersi di buona lena in un dato giorno d'inverno a salire su a Serpeddi. E se buco ? se mi perdo ? ,ho solo due portaborraccie più il camelbak da 5 litri, se mi finisce l'acqua ?. tante erano le domande che nascondevano scetticismo e perplessità nell'ambiente. C'era poi chi temeva la presenza dei cacciatori e relative fucilate contro i numerosi cinghiali che imperversano nella zona. Mi resi conto che per l'immaginario collettivo salire d'un fiato ( cioè in giornata ) fino a Serpeddi era una epica prova. Avevo capito cosa dovevo fare : dovevo convincerli a fare l'impresa . Feci preparare un diploma da consegnare all'arrivo con riportato oltre che il nome anche il tempo finale impiegato per il cimento. Questo attestato che per molti diverrà una preziosa reliqua purtoppo sarà anche oggetto di numerose contraffazioni per quel che riguardava il tempo registrato.Molti vi apporteranno generose variazioni , oggettivamente per loro improbabili neanche se sottoposti a massicci allenamenti mirati con bici di prim'ordine e naturalmente con l'ematocrito portato artificiosamete a 65%. Calcolai che se avessi avuto un numero di partecipanti doppio riguardo alla massima partecipazione mai registrata in una gara di mountain bike in Sardegna, certamente avrei organizzato un evento. Nel 1999 il movimento della mtb isolana era in crescita, ma il massimo che si potesse avere come partenti era intorno alle 150 anime. Ovviamente per una gara titolata con bei premi e pranzo a base di cacciagione . E si, per fare un numero così alto di presenze ai nastri di partenza dovevi garantire gloria, con titoli regionali, esibire coppe di quelle che fanno la fortuna di Udella (maggior venditore di articoli per premiazioni sportive della zona ) e riempire anche bene la pancia a gara finita. Quando andai da Marcello Costa per convincerlo a darmi una mano nell'organizzazione questi mi rimase subito a dir poco scettico. Costa, che era importatore per la sardegna di integratori alimentari ( multipower) senza distogliersi dalle scartoffie amministrative di fine anno a cui stava lavorando mi obiettò subito che gli sembrava assurdo preparare i 300 pacchi gara che gli chiedevo come sponsorizzazione, non foss'altro che eravamo già nella stagione delle foglie morte,e una gara di mtb a dicembre sarebbe stata fallimentare sul nascere.Siccome insistevo , e per dimostrarsi comunque mio amico, il buon Marcello preparò e inviò in cuor suo inutilmente via fax una richiesta di materiali a mò di sponsorizzazione alla casa madre. Sembrava una richiesta assurda però tempo 5 giorni e un corriere gli depositò in magazzino quanto richiesto, con generosità di materiale pubblicitario etc, etc. Cominciai a sparger voce di questa gara che si chiamava Serpilonga e, senza perder tempo stampai 300 tabelle portanumero che distribuii in tutti i negozi che avessero a che fare con la bici e lo sport in genere. Messe in vendita a prezzi popolari si scatenò subito la corsa all'aquisto non fosse altro che per il ricco pacco gara promesso per il giorno,dell'evento che era stato fissato il 12 dicembre. Ora occorreva far crescere l'interesse. Contattai i mass media locali e addirittura strappai la partecipazione di Giacomo Serreli, mitica figura di Videolina. Sempre presente ai telegiornali dell'emittente sarda, avere Giacomo in griglia di partenza era senz'altro più promozionale che vedere Bart Brejens (campione del mondo.. ). Infatti folle di ciclodomenicali presero il numero solo per averne sentito sussurare il nome. Se la fa Giacomo Serreli anch'io devo esserci...Questo commento lo sentii spesso allora. Inoltre per una volta ocorreva avere una gara con poche regole ma chiare e subito comprensibili dal pubblico generale. Nel regolamento misi all'articolo uno ( testuale ): La Serpilonga è una gara che non fa discriminazioni di religione,sesso ideali politici o di età, sarà considerato vincitore colui che passerà per primo lo striscione di arrivo, cioe chi arriverà per primo. Questa, che sembra una ovvia e quindi inutile precisazione nel nostro contesto ciclistico regionale mica lo era tanto. Infatti in un qualunque lunedi sucessivo ad una qualunque gara regionale di mountain bike circolavano almeno una dozzina di vincitori della medesima . Fra categorie e sottocategorie tutte con un primo classificato il vincitore variava a seconda della fonte di informazione. A questi c'era da aggiungere poi la folla di secondi e terzi, piazzatisi tali a sentir gli interessati per pura sfortuna ma meritevoli pure loro di essere considerati perlomeno vincitori morali della gara in questione. Fra vincitori e presunti tali si arrivava a un numero vicino al totale dei partecipanti. Questo escamotage di categorie e sottocategorie amato dalle società ciclistiche che vedevano cosi distrubuite gloria e onori un pò a tutti era ovviamente ben accolta dal comitato regionale della fed. ciclistica italiana. Distribuire ricchi premi e onoroficenze si era rivelata una formula promozionale formidabile. Certo la cosa cominciava a degenerare. Si sentivano proposte date per sicuramente accolte per la stagione seguente nelle quali , all'interno delle varie sottocategorie per età, si sarebbero ancora formate ulteriori fascie determinate dal segno zodiacale, anchesse meritevoli di titolo regionale. Così stavano le cose e nonostante tutto, proprio per le motivazioni che stmola questo nuovo evento, che erano di sfida dei propri limiti che di agonismo vero e proprio, fatto sta che in poco meno di una settimana avevamo finito tutti e trecento i numeri a disposizione. Ho detto " avevamo ".... Infatti non ero solo. La prima edizione della serpilonga era organizzata , fra chi doveva pensare alla logistica e chi alla parte burocratica da un totale di tre persone. A parte il sottoscritto e il presidente della società ciclistica Extreme nella persona di Alessandro Melis, alla fine si unì, pieno di buona volontà anche mio cugino Beppe Cocco, che seppur totalmente digiuno di ciclismo si adoperò con generosità a risolvere le tante incombenze che si creavano inevitabilmente. La notte di sabato 11 dicembre, vigilia della gara pioveva, tirava vento e guardando il cielo plumbeo in direzione del monte Serpeddi sinistri bagliori squarciavano le tenebre. Era in atto una tempesta coi fiocchi. Ma noi dell'organizzazione non potevamo dormire sonni più tranquilli : ormai le trecento iscrizioni erano fatte ed incassate, sapevamo che, col buono o col cattivo tempo comunque tutti si sarebbero presentati alla partenza, pur di non perdere il goloso pacco gara. Ed infatti il giorno fatitico non mancava nessuno degli iscritti, il tempo, ancora incerto pareva però girare al bello e frotte di ciclisti, ormai senza numero, visto che questi erano esauriti erano pronti ad accodarsi al seguito. Quando fu l'ora, le dieci del mattino il giudice Rosellini diede il perentorio via : chi c'è c'è e chi arriva primo vince... Mentre mi inerpicavo su per i tornanti di Corr'e Cerbu, ormai in perfetta solitudine con tutti gli altri staccati in lontananza non potevo fare a meno di pensare , come organizzatore se tutto fosse piu o meno a posto. In zona partenza non vi era nessuno in quanto tutti noi tre della forza organizzatrice eravamo in gara, compreso Beppe che chissa quando sarebbe arrivato poi. Improvvisamente mi viene in mente che abbiamo dimenticato di mettere lo striscione di arrivo con su lo sponsor dell'evento. Con la premura più dell'organizzatore che del corridore ho quindi aumentato ulteriormente il passo doppiando la punta Serpeddi avvolta fra le nebbie e ridiscendendo a rotta di collo. All'arrivo, (con Rosellini a prendere il tempo seduto in una panchina)vado subito a cercare lo striscione che, per finirla in gloria sarà quindi al suo posto all'arrivo del secondo classificato. Più successone, anche organizzativo di cosi!!!.... Fummo pure baciati dalla fortuna. Infatti ci furono pochi feriti (prontamente trattati con abbondanti pennellate di mercurio cromo) e un numero irrisorio di dispersi, la gran parte persi in direzione monte Genis Villasalto. Tutti però, anche se a notte fonda alla fine risultarono rincasati . Tutti tranne uno : tale Eugenio Piracciolu che sfinito dal girovagare per le sconoscute lande presso il Genis alla fine trovò accoglienza presso la capanna di un ovile del luogo, dove passò la notte. Attenzione al Genis ...


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